Lettore medio

La casa delle madri (Daniele Petruccioli)

La casa non si appartiene, né appartiene a chi l’ha costruita intorno a sé; appartiene, come sempre, in parte alle memorie che la abitano (anche inconsapevolmente, da chi ci vive in carne e ossa), in parte alle esperienze che la abiteranno (e di cui gli spazi – segretamente – recano già le tracce).

Raramente un romanzo riesce a toccare tutte le corde del mio cuore, eppure “La casa delle madri” di Daniele Petruccioli (edito da Terrarossa Edizioni) è riuscito laddove molti hanno fallito. Una lettura difficile da portare avanti, non per scarsa efficacia o interesse, ma per la densità dei suoi contenuti, per le emozioni che scaturiscono dalle sue pagine.

“La casa delle madri” racconta i silenzi, le incomprensioni, la complessità stratificata dei rapporti familiari. È la storia di Elia ed Ernesto, due gemelli che vivono le proprie discrepanze fisiche con senso di colpa e rancore, e di Sarabanda e Speedy, i loro genitori, separati dalle differenti visioni sulla vita, i ruoli di genere e le responsabilità. È la storia di due case nel loro destino architettonico, legale ma soprattutto emotivo, poiché è negli angoli più impensabili e negli oggetti più comuni che si serbano i ricordi dolorosi.

La scrittura di Petruccioli guida chi legge tra i corridoi della memoria con sicurezza stilistica, spostandosi nel tempo e nello spazio della narrazione analizzando i dialoghi, smembrando i silenzi. I personaggi, così ben descritti e sfaccettati, hanno in sé una universalità che porta il lettore a identificarsi in ognuno di loro, poiché sotto le specifiche diversità nascondono fragilità e sofferenze comuni a tutti. È nelle piccole cose quotidiane, quelle che sembrano insignificanti nel grande schema delle cose, che risiedono i peggiori traumi e l’autore indugia su quei momenti con delicata immediatezza, dosando nostalgia e languore con grande abilità.

Lascio ora la parola all’autore, che ci ha gentilmente concesso un’intervista.

Hai all’attivo già due saggi, ma “La casa delle madri” è il tuo primo romanzo. Cosa ti ha spinto a raccontare questa storia? Com’è nata l’idea?

L’idea, più che di trama, è stata di linguaggio. Volevo scrivere come si parla dopo le tre di notte tra amici molto intimi, con l’ultima mezza bottiglia sul tavolo, quando le parole e gli argomenti si avvitano su se stessi e si divaga all’infinito senza paura di perdere il filo. Ma volevo anche scrivere con il rigore analitico, a volte al limite del masochistico, che mi hanno insegnato le donne della mia vita, sia dal punto di vista della politica (penso all’autocoscienza dei collettivi femministi) sia dal punto di vista affettivo (l’irriducibilità femminile nello scegliere un solo lato di qualsiasi questione, la caparbietà delle donne che ho amato e che amo nel non accettare di lasciarmi vedere le cose da un punto di vista solo).

Qual è stata la sfida più grande – se c’è stata – che hai dovuto affrontare nel passaggio tra generi letterari?

Non c’è stata. Penso che un saggio di Freud non abbia niente da invidiare a un romanzo di Joseph Roth (per restare nella Vienna d’inizio Novecento). Non che io voglia paragonarmi a giganti come questi, è solo per dire che sono modi diversi di usare le stesse regole retoriche e creative.

Il tuo stile narrativo scandaglia molto attentamente l’animo umano, le frasi, ma soprattutto i silenzi, assumono un’importanza capitale nella vita dei personaggi. Credi che nella realtà sia un bene studiare i gesti altrui o si rischia di iperanalizzare ogni cosa?

Be’, io credo sia giusto, altrimenti non avrei scritto quello che ho scritto né come l’ho scritto. Ma mi rendo conto che possa sembrare un eccesso di analisi. Personalmente e in tutta umiltà, preferisco però correre il rischio di analizzare troppo qualcosa a quello di nasconderla sotto il tappeto.

I tuoi personaggi sono tutti ben caratterizzati e indagati. Secondo me, ci si può rispecchiare in ognuno di essi pur non avendo vissuto le loro esatte esperienze perché trasmetti bene l’universalità del loro sentire. C’è un personaggio che senti a te vicino in modo particolare?

No. Li amo tutti. Li considero tutti parti diverse di me. Nel parlare del libro con i lettori, mi sono reso conto che c’è chi ama più uno, più l’altro; per me non è così. Li trovo tutti personaggi positivi, perché lottano come possono, tutti e ciascuno a suo modo, per sopravvivere come meglio possono in un sistema culturale che li schiaccia.

Oltre a essere un autore, sei un traduttore, dunque immagino che la penna degli altri autori abbia avuto nella tua formazione creativa una grande influenza. Quali sono gli scrittori a cui maggiormente devi il tipo di autore che sei oggi?

Se intendi gli scrittori e le scrittrici che ho tradotto, tutti mi hanno insegnato qualcosa. Tradurre significa fare l’equilibrista con gli stili più diversi, e questo ti insegna giocoforza molte cose, dall’artigianato della scrittura alla profondità dell’interpretazione – che sono paroloni per dire che ti insegna a leggere.

Se invece parli di quelli che ho letto, ho certo una serie di scrittori – meglio, di periodi letterari – che sento più vicini, in particolare il modernismo europeo (da Kafka a Joyce, da Woolf a Proust) e i narratori russi ottocenteschi, ma non mi azzardo nemmeno a sognare di paragonarmi a giganti come questi. In realtà, quando scrivevo ho cercato di concentrarmi, più che su quello che avevo già letto, su quello che avrei voluto leggere. Ciò non toglie naturalmente che tutta la tua formazione letteraria (ma vorrei dire culturale: i film, i quadri, le città che hai visto, la musica che ascolti e che hai ascoltato) ti influenza nel profondo in tutto ciò che fai.

Cosa vorresti che trovassero i lettori tra le tue pagine?

Se stessi? Ma forse è una risposta troppo facile, troppo retorica. Ci riprovo: un certo tipo di sound che gli sembri di riconoscere ma non si ricordano bene dov’è che hanno già sentito.

Titolo: La casa delle madri

Autore: Daniele Petruccioli

Casa editrice: Terrarossa Edizioni

Genere: Dramma familiare

Pagine: 298

Anno edizione: 2020

Prezzo: € 15,20

Tempo medio di lettura: 7 giorni

L’autore

Daniele Petruccioli è nato nel 1970 a Roma. In passato si è occupato di teatro, ma da anni lavora prevalentemente come traduttore. Ha pubblicato i saggi Falsi d’Autore. Guida pratica per orientarsi nel mondo dei libri tradotti (Quodlibet, 2014) e Le pagine nere. Appunti sulla traduzione dei romanzi (La Lepre, 2017). La casa delle madri è il suo primo romanzo.

Claudia

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