«Insomma la debolezza, la fragilità, sono un inganno, nascondono pericoli. Io non voglio morire soverchiato dalla debolezza, e nemmeno tu lo vuoi: è per questo che ci piace il controllo – sì, piace anche a me, a te non lo nascondo. L’idea di far funzionare il mondo secondo il nostro gusto» sollevò il braccio della forza e abbassò quello della debolezza, poi invertì l’operazione: era adesso una giustizia che soppesava il bene e il male del mondo, ma questa giustizia che lui era sembrava fragile, e non aveva bende che la rendevano cieca, ma soltanto due occhi di diverso colore.
È un’immersione nel mondo dei neofascisti romani Il continente bianco (edito da Bollati Boringhieri) di Andrea Tarabbia. Lo scrittore immagina qui un personaggio – omonimo scrittore e paziente di un rinomato analista, il dottor P. – alle prese con una curiosa e stravolgente scoperta: l’esistenza di un gruppo di facinorosi di estrema destra capitanato da Marcello Croce, giovane amante di Silvia, moglie dello stesso medico. Tarabbia entra in contatto con il gruppo, che si fa chiamare ‘Il continente bianco’, viene ammesso alle loro riunioni, ascolta le loro orazioni farneticanti e partecipa persino a un’aggressione contro dei venditori del Bangladesh. Mentre Silvia si assoggetta sempre di più ai voleri di Marcello, Tarabbia si confronta con lui sull’ideologia che lo muove e assiste ai preparativi per un’aggressione a un campo rom. Ispirato da alcuni dei maggiori narratori del Novecento, il romanzo di Tarabbia getta luce su aspetti poco esplorati della contemporaneità italiana e lo fa portando avanti la sua indagine di lunga data sul tema del male, di chi lo compie, di chi lo testimonia.
L’operazione di Andrea Tarabbia, complessa poiché dedita a narrare tutta l’angoscia e l’inflessibilità di una contemporaneità sempre più cruda, fa del racconto materia plastica al punto da rendere il testo stesso e le proprie riflessioni un’esplicazione della filosofia kierkegaardiana. La penna dell’autore segue imperterrita una linea – a volte netta, altre finemente tratteggiata – sospesa tra un lirismo sfumato, rappresentato dalla spasmodica ricerca di una storia da vivere e descrivere, e tematiche sociali e politiche. Comune denominatore di queste visioni è il senso di fascinazione suscitato da una nuova realtà – incarnatasi in particolar modo nel personaggio di Marcello Croce – che fino a quel momento abitava solo i libri di storia e l’immaginazione del narratore stesso. A tal proposito, risulta molto interessante il principio metaletterario attraverso il quale l’autore diviene l’artefice del suo stesso racconto, assecondando sia un punto di vista interno che l’attrazione fatale di cui il protagonista cade vittima, interrogandosi e avviando quasi uno scavo interiore, irretito da nuovi ideali ben più diversi dai suoi.
Il continente bianco, inoltre, si fa portavoce dell’espediente narrativo della riscrittura, riprendendo l’opera “L’odore del sangue” di Goffredo Parise, ispirazione cardine – in questo caso – del romanzo di Tarabbia, che riapre in questo modo uno spaccato sociale riguardante i valori di una borghesia– rappresentata dal dottor P. e dalla moglie Silvia – allo stremo, vittima dei propri stessi ideali e di un dilaniante quieto vivere.
L’autore ha, dunque, minuziosamente costruito un perfetto meltingpot narrativo: nonostante lo snodo di più argomentazioni possa far pensare a un’incoerenza testuale, la dinamicità scenografica è accompagnata da una composizione elegante e coesa, capace di intrattenere e affascinare il lettore.
Titolo: Il continente bianco
Autore: Andrea Tarabbia
Genere: Romanzo di formazione
Casa editrice: Bollati Boringhieri
Pagine: 241
Anno edizione: 2022
Prezzo: €16,00
Tempo medio di lettura: 3 giorni
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L’autore
Andrea Tarabbia, nato a Saronno nel 1978, russista di formazione, è docente di Letterature comparate presso l’Università di Bergamo. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010), l’e-book La patria non esiste (Il Saggiatore, 2011), Madrigale senza suono (Bollati Boringhieri, 2019) e Il continente bianco (Bollati Boringhieri, 2022). Oltre a scrivere sulla rivista Il primo amore, pubblica articoli per Liberazione, Gli altri, Nazione indiana.
Federica