Lettore medio

I miei giorni alla libreria Morisaki (Satoshi Yagisawa)

I libri erano dappertutto. Quella stanza buia di appena otto tatami sembrava essere ferma all’epoca Shōwa. Libri di ogni formato erano assiepati sugli scaffali, mentre le opere più grandi, in più volumi, erano ammassate contro le pareti. C’erano mucchi di libri persino dietro al minuscolo bancone con la cassa. Era chiaro che, in caso di terremoto, sarebbe bastata una scossa un po’ più forte per far crollare tutto.

A Tokyo esiste un luogo che rappresenta un po’ i sogni di tutti i lettori: è Jinbōchō, il famoso quartiere delle librerie. Quando la giovane Takako si ritrova improvvisamente senza nulla, è proprio da lì che arriverà un soccorso; suo zio Satoru possiede una libreria ereditata dal padre, la Morisaki, specializzata in letteratura giapponese moderna.

Qui Takako troverà un appoggio sicuro su cui ricostruire la base della sua vita e si avvicinerà per la prima volta ai più meravigliosi compagni di viaggio: i libri. Perché, come lei stessa ammette, da quel momento in poi comincia a leggerne uno dietro l’altro.

Era come se la sete di lettura, da tempo sopita dentro di me, fosse esplosa all’improvviso.

In questo romanzo i libri salvano: non è solo l’atto di leggere in sé a contribuire alla rinascita di Takako, ma anche e soprattutto il legame che si crea con gli altri lettori; nella frenesia della sua vita non si è mai resa conto di quanto in realtà fosse sola, ma conoscere altri amici della libreria Morisaki la porterà ad uscire dal suo guscio e dal suo stato di inedia. A completare il quadro, un insieme di personaggi pittoreschi e indimenticabili che gravitano intorno agli scaffali del negozio, come l’indimenticabile zio Satoru, un uomo di mezza età con l’entusiasmo di un ragazzino che coinvolge la nipote nella sua attività e la inizia all’amore per i libri, e i clienti fissi, che Takako imparerà a conoscere e ad apprezzare e che diventeranno persone importanti nella sua vita.

Quello che più colpisce del romanzo è la sua capacità di raccontare in modo semplice un sentimento profondo, una sensazione che in molti hanno provato: la necessità di fermarsi, di rimettere in discussione la propria vita e i propri bisogni, di comprendere in che direzione si vuole andare. Certo, non tutti hanno la fortuna della protagonista (avere uno zio librario da cui rifugiarsi quando si vuole staccare dal mondo è probabilmente il desiderio segreto di molti lettori), ma se c’è una cosa che questo libro insegna è che, a volte, gli aiuti possono giungere a noi sotto forma inaspettata, come una chiamata da un eccentrico parente lontano, un libro dimenticato sul tavolino di un bar, l’invito a un viaggio improvviso: tutto sta nell’accettare il momento di stallo per quello che è, per essere poi disposti a cambiare.

“I miei giorni alla libreria Morisaki” è un romanzo sulle seconde occasioni, come i libri che lo zio Satoru vende e a cui regala una seconda vita, proprio come farà per sua nipote e anche per sé stesso.

Una storia dolce dove i personaggi sono realistici, non ci sono buoni o cattivi ma solo persone con i loro pregi, i loro difetti, le loro diverse visioni del mondo e della vita.

Si legge in un soffio, ma lascia dentro una sensazione di calore e speranza che, a mio parere, è una cosa da non dare per scontata. Mai.

Titolo: I miei giorni alla libreria Morisaki

Autore: Satoshi Yagisawa

Genere: narrativa contemporanea

Casa editrice: Feltrinelli

Pagine: 160

Anno: 2022

Prezzo: 16€

Tempo medio di lettura: 2 giorni

Consiglio di lettura: Terminata la lettura, vi verrà voglia di fare un giro in libreria. Cedete alla tentazione!

L’autore

Satoshi Yagisawa è nato a Chiba in Giappone. “I miei giorni alla libreria Morisaki” è il suo romanzo d’esordio, che gli ha permesso di vincere il premio Chiyoda ed è diventato presto un caso editoriale. È attualmente in corso la traduzione in sedici paesi e ne è stato tratto anche un film, uscito nel 2010.

Giovanna

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